Dopo una lunga e faticosa giornata tutta lavoro e pubbliche relazioni, mi piaceva l'idea di chiudere in bellezza con un delizioso post.
L'idea di questi particolari tarallini non è mia, né di Emiliana, ma ho letteralmente rubato la ricetta a mia zia. La vicenda si è svolta più o meno così. Sabato pomeriggio ho accompagnato Clara ad Isca perché lavorava proprio lì e mentre l'aspettavo a casa di zia, l'ho vista preparare i suddetti tarallini dolci.
Le ho chiesto con molta noncuranza la ricetta e lei me l'ha subito data.
Non ci ho messo molto a rifarli perché domenica li ho riproposti ai miei ospiti alla fine del pranzo, servendoli con un vino liquoroso (un passito o uno zibibbo sono il giusto accompagnamento).
Ingredienti:
- 1 tazza di zucchero;
- 1 tazza di olio di semi;
- 1 tazza di vino bianco;
- 3 tazze di farina;
- 1 bicchierino di anice o in alternativa semi di anisetta;
- zucchero di canna q.b.
In un'ampia ciotola versate la farina e lo zucchero e poi a seguire tutti i liquidi. Lavorate fino a che non avrete ottenuto un impasto elastico ma morbido. Nel caso in cui dovesse risultare appiccicoso, saranno sufficienti 2 pugni di farina in più. Infine, se vi piacciono i semi di anisetta, uniteli al composto e amalgamateli per bene.
Da questo impasto, staccatene tanti pezzettini e sfilateli dando loro forma di tarallini.
Una volta pronti, passateli nello zucchero di canna e adagiateli su placche rivestite di carta forno. Infornate, nel forno preriscaldato a 200°, fino a che non saranno ben dorati sia sopra che sotto.
Non ho suggerito le quantità in grammi perché qualunque tazza voi usiate sarà sufficiente seguire le proporzioni date. Ovviamente, più grande sarà la tazza, più tarallini dovrete sfilare (io ne so qualcosa). La giusta dimensione sarebbe la tazza da tè.
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